The audio description of this exhibition by the artist, in both English and Italian, is also available on the Bloomberg Connects app (enter audio stop 9).
Speakers: Giulio Dalvit, Assistant Curator of Sculpture, and Giuseppe Penone, Artist
Transcript(s): English | Italian
English
[Giulio Dalvit] These works are by the Italian artist Giuseppe Penone, a figure at the fore of the Arte Povera movement whose practice focuses mainly on the relationship between man and nature. Shown for the first time at Frick Madison, these disks are the result of the artist’s collaboration with the famed Sèvres Porcelain Manufactory in France, established in the eighteenth century under King Louis XV and his longtime mistress, Madame de Pompadour. Here is the artist describing how the idea of these works, called Propagazioni—the name of a whole series of works initiated in 1995—came about.
[Giuseppe Penone] Propagazioni are a concept that recurs frequently in my work. Thinking about the pattern of the skin on our fingertips, I started making works according to a growth model that can be found in the rings of trees, in the ripples of water touched by our fingers, in the propagation of sound in the air.
In 2013, I was invited to Sèvres. When I went to see the facility at Sèvres, I came to appreciate the complexity of the manufactory and the skill of everybody who worked in it.
When I saw this complexity, the quality of the operation, I realized that I could do something interesting only by valuing these people’s expertise and the history of the place. I did not want to create convoluted forms. I thought that I could produce some Propagazioni in which the lines of a fingerprint are linked together so as to draw a circle that then propagates into space. I could produce this on a porcelain object—a dish, as big as possible, turned upside down, transforming it from concave to convex. At Sèvres, I was told that the maximum diameter of a disk was about 60 centimeters, because larger surfaces were impossible to produce without major flaws.
There is no symbolism in my dishes. I wanted to concentrate my work into a very precise geometry. Also, the drawing of the lines required painstaking precision, so much so that a special pen had to be manufactured to distribute the paint as evenly as possible.
All lines depart from an imprint, which I see as the document of a real presence. On the contrary, drawing is the trace of a voluntary gesture. The two aspects coexist in Propagazioni, which explore the contrast between the ephemerality of the fingerprint of a man and the idea of preserving this fingerprint and turning it into an image—a somewhat universal image. What interested me in Propagazioni was precisely this coexistence of opposites—the tension between trace and image, touching and drawing, seeing and touching.
[Giulio Dalvit] Propagazioni: Giuseppe Penone at Sèvres is on view until August 28.
Italian
[Giulio Dalvit] Questi lavori dell’artista italiano Giuseppe Penone, figura di spicco dell’Arte Povera, la cui ricerca si incentra sul rapporto tra uomo e natura, sono presentate per la prima volta a Frick Madison. Sono il risultato di una collaborazione tra l’artista e la manifattura di Sèvres, fondata in Francia nel diciottesimo secolo sotto l’egida di re Luigi XV e della sua amante ufficiale, Madame de Pompadour. L’artista è qui per raccontarci come è nata l’idea di queste opere, chiamate Propagazioni, parte di una serie iniziata nel 1995:
[Giuseppe Penone] Le Propagazioni sono un concetto ricorrente nel mio lavoro. È pensando al disegno della pelle che abbiamo sulla punta delle dita che ho realizzato opere secondo un modello di sviluppo che si ritrova negli anelli di crescita degli alberi, nella propagazione delle onde prodotte dal tocco di un dito sulla superficie dell’acqua, nella propagazione di un suono nell’aria.
Nel 2013 sono stato invitato a Sèvres. Visitando la manifattura, mi sono reso conto della complessità delle operazioni necessarie a produrre la porcellana, e dell’abilità degli operai che vi lavoravano. Vedendo la complessità e la qualità del lavoro che veniva svolto, ho capito che avrei potuto fare qualcosa di interessante solo dialogando con le maestranze e facendo riferimento alla storia della manifattura stessa. Non avevo intenzione di creare forme complesse. Ho pensato che avrei potuto realizzare delle Propagazioni in cui le linee di un’impronta digitale vengono unite tra loro in modo da creare un disegno che si propaga nello spazio. Ma in questo caso su un oggetto in porcellana, un piatto rovesciato, il più grande possibile, trasformato da concavo a convesso. Così, a Sèvres mi dissero che il massimo diametro che si poteva raggiungere era circa di circa 60 cm, perché superfici più ampie erano pressocché impossibili da realizzare senza difetti.
I miei dischi non hanno un valore simbolico. Ho voluto concentrare il mio lavoro in una geometria precisa; precisione necessaria anche nel tracciare le linee del disegno, tanto che la manifattura ha dovuto creare una penna speciale per realizzarlo.
Tutte le linee partono da un’impronta digitale, che io considero un documento di una presenza reale, mentre il disegno è un gesto volontario. Queste due dimensioni coesistono nelle Propagazioni, che esplorano il contrasto tra la precaria impronta digitale di un uomo e l’idea di preservare questa impronta e trasformarla in un’immagine, rendendola in qualche modo universale. Quel che mi interessava nelle Propagazioni era esattamente questa coesistenza degli opposti – la tensione tra traccia e immagine, impronta e disegno, vista e tatto.
[Giulio Dalvit] Propagazioni: Giuseppe Penone at Sèvres rimane in calendario fino al 28 Agosto.